L’Aeronautica verifica le sue capacità “Expeditionary”
Riccardo Niccoli – Giovedì 30 luglio si è tenuta sulla base dell’Aeronautica Militare a Pantelleria un’attività addestrativa di elevato valore e interesse. Partendo dal concetto che è l’Aeronautica la Forza Armata nazionale deputata a esprimere il potere aerospaziale in tutte le sue declinazioni, e che le operazioni militari in cui negli ultimi anni e probabilmente anche in futuro saranno chiamate a operare le nostre Forze Armate potranno essere anche a grandi distanze dalla madrepatria, lo Stato Maggiore dell’Aeronautica ha voluto organizzare un’esercitazione denominata “Proof of Concept Expeditionary”, in cui sono state messe a fattor comune le diverse singole capacità delle componenti AM indirizzate collettivamente a fornire una capacità di rischieramento e operazioni su aeroporti di dimensioni ridotte e privi di capacità di supporto.

Sull’isola di Pantelleria si trova un distaccamento aeroportuale AM che è incaricato di fornire supporto, e la cui base si trova adiacente alla pista di volo di circa 2.000 metri di lunghezza, che viene utilizzata prevalentemente per i collegamenti turistici dell’isola. La base ha anche un valore storico, dato che fu costituita nel settembre 1939 a causa della grande importanza strategica di Pantelleria, che si trova nel mezzo del Mediterraneo e del Canale di Sicilia. Famoso è l’hangar in cemento armato progettato dall’Ing. Nervi all’interno di una collina, un’opera grandiosa per l’epoca, dato che misura 340 metri di lunghezza e 26 di larghezza, e permette ancora oggi il ricovero di numerosi velivoli, mentre il complesso sotterraneo dispone di vari locali che all’epoca della seconda guerra mondiale erano adibiti a officine, centrali elettriche, serbatoi d’acqua, depositi munizioni e magazzini, nonché alloggi.
La base di Pantelleria si presenta quindi ideale per lo svolgimento di un’attività simulante un’operazione Expeditionary. Il tassello finale per completare al meglio l’esercitazione è stato rappresentato dalla disponibilità per l’Aeronautica del primo caccia STOVL (Short Take-Off, Vertical Landing) F-35B, che all’inizio di quest’anno è stato assegnato al 32° Stormo di Amendola, dove si è integrato perfettamente con il resto della linea, formata dai velivoli della versione A.

La missione dell’esercitazione è stata quindi schierare un velivolo F-35B con relativo supporto operativo, tecnico e logistico, per verificare e dimostrare le capacità di proiezione e impiego di velivoli di 5a generazione nelle cosiddette “Austere conditions”, da piste non normalmente utilizzabili da altri assetti da combattimento. Lo scenario prevedeva un ambiente semi-permissivo lontano dalla madre patria, la presenza di una pista corta, non utilizzabile dagli assetti combat convenzionali, una base di rischieramento priva o con limitate capacità di supporto, e infine una nulla o limitata capacità di force protection da parte delle nazione ospitante.
Per la realizzazione di quest’attività sono così state interessate varie unità dell’AM. Il 32° Stormo ha fornito il velivolo F-35B, ma anche un ricognitore a pilotaggio remoto MQ-9A Predator, per la sorveglianza dell’area; la 46a Brigata Aerea ha fornito velivoli C-130J e KC-130J per il trasporto di materiali, personale, armamento ed equipaggiamenti di supporto, nonché per predisporre l’indispensabile capacità di Air Landed Aircraft Refuelling Point (ALARP); il 16° Stormo ha inviato un’aliquota di Fucilieri dell’Aria, destinati a fornire protezione alla base, riducendo al minimo la vulnerabilità di personale, mezzi e installazioni; il 17° Stormo ha invece fornito un’aliquota di Incursori con la missione di Combat Controller, quindi la capacità di comunicazione e coordinamento dei mezzi aerei da terra; infine, il 3° Stormo ha fornito la capacità logistica proiettabile, indispensabile anche nelle operazioni di ALARP. Anche il Reparto Sperimentale Volo è stato coinvolto nell’esercitazione, che per certi versi aveva aspetti di sperimentazione, perché alcune attività, e in particolare l’ALARP, non erano ancora state attuate operativamente. L’ALARP è un tipo di rifornimento ai velivoli che si avvicina al concetto di FARP (Forward Arming and Refuelling Point), che viene comunemente applicato alle operazioni con elicotteri. Nell’ALARP, però, viene utilizzato un normale KC-130J per rifornimento in volo, che però rifornisce i velivoli da terra, sempre impiegando i propri pod, con un’opportuna modifica al terminale del tubo di rifornimento carburante.

All’esercitazione ha presenziato il Gen. S.A. Alberto Rosso, Capo di Stato Maggiore dell’Aeronautica, che così si è espresso: “Mi fa piacere sottolineare le capacità Expeditionary della Forza Armata, di cui l’F-35B è soltanto un tassello. Oggi abbiamo dato una dimostrazione delle diverse capacità che l’Aeronautica ha, e che consentono di poter autonomamente proiettare potere aerospaziale, una capacità fondamentale non solo per l’Aeronautica ma per il Paese tutto. Non è solamente un F-35B o un C-130, ma è tutto l’insieme delle capacità che consentono di raggiungere rapidamente una base austera con una pista relativamente corta, come qui a Pantelleria, e consente di rifornire, riarmare e riconfigurare un aereo e garantire di poter fare ciò in tempi rapidissimi e in sicurezza. E’ una capacità che richiede tantissime competenze e skill anche di nicchia. Oggi ne avete visto una parte, ma ce ne sono tante altre che non sono qui presenti, ma che fanno parte delle capacità dell’Aeronautica. Oggi abbiamo dimostrato come l’Aeronautica italiana sia una delle poche in grado di esprimere concretamente una capacità di proiezione di potere aerospaziale. E’ una capacità importante negli scenari attuali, così mutevoli e imprevedibili, ed è una capacità al servizio del Paese.”

Alla domanda se l’effettuazione dell’esercitazione proprio a Pantelleria, in mezzo al Mediterraneo e vicino alle coste dell’Africa settentrionale, avesse anche un valore politico, volesse quindi, dietro indicazione del Governo, dare un segnale a quei paesi che si affacciano sul Mediterraneo, il Gen. Rosso ha così risposto: “Preciso che non c’è nessun legame con motivazioni, indirizzi o segnali politici di alcun genere. Avremmo potuto scegliere qualunque altro aeroporto con caratteristiche simili a questo. Abbiamo semplicemente espresso una capacità tecnica dell’Aeronautica a Pantelleria, ma avrebbe anche potuto essere Aosta o qualunque altra pista di dimensioni non standard dove esprimere questa capacità. Qui siamo abbastanza lontani dalle nostre sedi e questo dimostra che anche se c’è di mezzo il mare, arriviamo dove serve e quando serve. A livello politico abbiamo avuto il via libera all’esercitazione proprio dietro mio specifica precisazione che l’attività voleva escludere qualsiasi tipo di riflessione o retropensiero che la nostra presenza qui oggi avesse una qualsiasi valenza politica.”

Quest’attività di proiezione è ritenuta necessaria, alla luce di scenari che prevedete sempre più frequenti? “L’esigenza deriva dall’imprevedibilità degli scenari. Purtroppo la storia ci insegna che ci si prepara per uno scenario, e poi si viene sorpresi da uno scenario diverso. Un riferimento che è anche alla base della scelta dell’Aeronautica di dotarsi dell’F-35B e che può essere ricondotto per esempio alla Guerra del Golfo del 1991. Ricordiamo che in quell’occasione i nostri Tornado furono posizionati per necessità in una base che era molto lontana dalle zone d’operazioni. Questo vuol dire che per raggiungere gli obiettivi gli aeroplani avevano necessità di effettuare diverse ore di volo in più e quindi di diversi rifornimenti in volo, cioé per portare il carico pagante era necessaria una spesa aggiuntiva pari a tante ore di volo e carburante in più del necessario, per portare lo stesso carico. Con l’F-35B magari non è necessario il rifornimento in volo, perché possiamo utilizzare piste più vicine agli obiettivi e abbiamo una flessibilità molto maggiore. Parlando di flessibilità, riflettiamo sulla tipologia delle piste che ci sono in giro per il mondo. In Africa, ad esempio, ci sono all’incirca un centinaio di piste sui 2.800-3.000 metri, ma ci sono venti volte di più piste con lunghezza di 1.000-1.500 metri, quindi una flessibilità venti volte maggiore di rischieramento laddove vi potrebbe essere la necessità. In caso poi di uno scenario, che speriamo mai succeda, di un confronto importante nella zona europea, la flessibilità di poter disperdere gli aeroplani su diverse piste ne garantisce sicuramente una maggiore sopravvivenza. E’ un tema che speriamo lontano politicamente, ma che dobbiamo comunque pensare, ed è doveroso essere pronti a qualsiasi evenienza. Avere una macchina che permette di decollare da piste di 1.000-1.500 metri (che è esattamente la dottrina dei Marines), consente di utilizzare piste corte o magari danneggiate, tratti di autostrada, e quindi garantisce dispersione, flessibilità e imprevedibilità che possono aiutare enormemente in un potenziale conflitto. L’Aeronautica a suo tempo fece uno studio dettagliato se dotarsi solo di F-35A o solo di F-35B, oppure un mix dei due. Viste le prestazioni, i costi e la necessità di rischierarsi, l’Aeronautica identificò, come peraltro stanno facendo anche altri paesi, una soluzione mista tra A e B come quella più economicamente conveniente e allo stesso tempo più efficace in funzione dei possibili scenari.”

Come sta evolvendo la situazione dei velivoli F-35B, visto che si parla di una gestione joint della linea tra Aeronautica e Marina? “E’ uno dei temi in discussione. Io penso che la capacità joint valga a prescindere dalla macchina e dai sistemi che si usano. Penso che nessuno si possa permettere di lavorare in solitudine, ma dobbiamo fare squadra comune, perché siamo un unico strumento di difesa al servizio del Paese. Al di là di quelle che possono essere alcune apparenti beghe o diatribe come qualcuno sui giornali ogni tanto scrive, penso che ci sia la consapevolezza e il desiderio di mettere a disposizione del Paese ognuno la propria competenza e capacità in maniera sinergica e sintonica. Quanto poi questa capacità joint debba essere sviluppata ce lo diranno anche i tempi. E’ chiaro che l’F-35B è una macchina che ha una flessibilità incredibile, ed è in grado di risolvere una serie di problemi o soddisfare una serie di esigenze sia della Marina Militare, sia – secondo me ancor più – dell’Aeronautica Militare. Riuscire a mettere assieme le competenze e le esperienze che le singole Forze Armate sono in grado di sviluppare, nel rispetto dei compiti di ciascuno, penso sia un beneficio per tutto il Paese. Confido che questa sarà la direzione verso la quale ci muoveremo, senza voler prevaricare una Forza Armata sull’altra, rispettando le prerogative di ciascuno, ma penso che sia doveroso nei confronti del contribuente lavorare assieme per un unico obiettivo come un’unica Forza Armata. Penso sia la cosa più logica, più onesta e più di buon senso.”








