Esercitazione “Falcon Strike 2022”
Riccardo Niccoli – Si è tenuta dal 14 al 25 novembre l’esercitazione internazionale e interforze “Falcon Strike 2022”, organizzata dall’Aeronautica Militare allo scopo di migliorare e sviluppare tattiche e procedure nell’impiego dei caccia tattici di quinta generazione.
La base su cui verteva l’attività è stata quella di Amendola, sede del 32° Stormo, il cui 13° Gruppo è al momento l’unico dell’AM a impiegare i caccia F-35. Presso questo aeroporto è stata installata la Direzione di esercitazione, e sono stati basati i velivoli F-35 di Italia (compreso un F-35B della Marina), Stati Uniti e Olanda, nonché F-16CM degli Stati Uniti, più un velivolo E-550A CAEW del 14° Stormo, con funzioni di comando e controllo aeroportato, e ricognitori a pilotaggio remoto MQ-9A del locale 28° Gruppo, anch’esso parte del 32° Stormo.
Diversi altri velivoli dell’AM hanno partecipato alle missioni aeree decollando dalle proprie basi: si è trattato di F-2000A Typhoon e A/EA-200 Tornado del 4°, 36° e 6° Stormo, KC-767 del 14° Stormo, KC-130J e C-27J della 46^ Brigata Aerea, elicotteri HH-139 del 15° Stormo e HH-101 del 9° Stormo. In supporto vi era anche un KC-135 del 100th Air Refuelling Wing della United States Air Force Europe (USAFE), di base a Mildenhall, nel Regno Unito. Alla manovra ha preso parte anche il 121° Reggimento Artiglieria Contraerei “Ravenna” dell’Esercito, rischierato sul poligono del Salto di Quirra, in Sardegna, il cacciatorpediniere “Caio Duilio” della Marina, nel Mar Tirreno, e il Deployable Air Surveillance And Control System (IT-D-ASACS), il centro di comando e controllo rischierabile che viene operato dal Reparto Mobile di Comando e Controllo AM di Bari. In totale, hanno preso parte all’esercitazione oltre 1.000 militari (di cui 250 stranieri) e circa 50 velivoli.
Il 21 novembre, si è tenuto anche un Media day, che ha visto la presenza del Capo di Stato Maggiore AM, Gen.S.A. Luca Goretti, del Comandante dell’USAFE, Gen. James B. Hecker, e del Comandante dell’aeronautica olandese (Koninklijke Luchtmacht), Lt. Gen. Dennis Luyt.

L’esercitazione è stata condotta in prevalenza su vaste aeree del Mar Tirreno vicine alla Sardegna, facendo anche uso del poligono interforze del Salto di Quirra, al cui interno in tempi recenti sono stati installati moderni sistemi per la simulazione di minacce, sia relativi a sistemi di guerra elettronica, sia a sistemi di difesa aerea di costruzione russa (sistemi SA a due cifre, da 10 in su) in modo da permette un elevato livello di realismo proprio agli assetti di quinta generazione. In caso di maltempo sulla Sardegna, le missioni sono state dirottate su aree in Basilicata e sul Mare Ionio. Come ci ha detto il Direttore di esercitazione, Col. Vito Cracas, del Comando Forze da Combattimento, “Nel ruolo blu hanno volato i caccia F-35, più i loro supporti da rifornimento in volo e da comando e controllo, soprattutto in impegnativi scenari di Anti-Access/Area Denial (A2/AD). Nel ruolo Red, invece, sono stati schierati gli F-2000, ma a volte anche F-35 italiani, perché non è più pensabile che assetti di quinta generazione siano esclusivo appannaggio delle forze aeree occidentali, ed è quindi necessario addestrarsi anche contro un tale livello di minaccia.” E’ interessante notare come in alcune missioni, diversi F-35 abbiano volato privi dei cosiddetti Luneburg Reflectors, cioè quegli elementi installati sul dorso e sul ventre del velivolo che sono destinati a renderlo ben visibile ai radar del traffico aereo, per motivi di sicurezza e di segretezza. Questo ha permesso di aumentare di molto il realismo dell’addestramento nelle missioni di penetrazione delle aree A2/AD.

L’esercitazione ha avuto proprio lo scopo di addestrare gli equipaggi F-35 a sviluppare le proprie tecniche e tattiche d’impiego, prima fra tutte la capacità SEAD (Suppression of Enemy Air Defences), che è la prima missione assegnata al velivolo progettato dalla Lockheed, grazie alla sua capacità di bassa osservabilità che ne fa il velivolo di punta per la penetrazione delle difese nemiche sin dalla prima ora dei combattimenti. Naturalmente vi è stata anche integrazione tra gli assetti di diversa generazione presenti, come F-16 e Tornado, ma questa capacità è stata data come acquisita, perché ci sono altre esercitazioni dedicate a questo specifico compito.

Gli scenari di questa edizione sono stati studiati in modo da renderla sfidante e completa, tanto che “I partecipanti stranieri hanno paragonato la Falcon Strike a una Red Flag europea”, ha citato il Col. Cracas. Il dispositivo dell’esercitazione è stato studiato anche mettendo a frutto le informazioni che sono state raccolte durante il conflitto in Ucraina. Come ha detto il Gen. Goretti: “Assieme ai colleghi americani e olandesi abbiamo creato delle specifiche attività per vedere come questi velivoli di quinta generazione possono operare al meglio. Dobbiamo anche assicurare l’interoperabilità tra i velivoli di quarta e quinta generazione, in modo che possano essere impiegati tutti per conseguire il dominio aereo, che è la chiave di volta per il successo di qualunque operazione”. La prima edizione della Falcon Strike si è tenuta nel 2021, e l’edizione di quest’anno avrebbe dovuto vedere un maggior numero di partecipanti, ma la concomitanza di altri eventi, e lo scarso anticipo che è stato dato all’organizzazione di questa attività, non hanno permesso di vedere in azione quest’anno tutti i potenzialmente interessati operatori, come ad esempio la Gran Bretagna e Israele. Anche gli F-22 dell’USAF, rischierati in Polonia nell’ambito della NATO Enhanced Air Policing Mission, avrebbero dovuto prendere parte all’esercitazione, ma per problemi contingenti hanno dovuto rinunciare. Per questo motivo, in futuro l’esercitazione si terrà con cadenza biennale, con la prossima edizione già programmata per il 2024. A questo proposito, bisogna sottolineare che il giorno 21 novembre si è tenuta ad Amendola anche l’annuale riunione dei comandanti delle forze aeree occidentali che impiegano o impiegheranno l’F-35; a questo evento erano presenti ben 13 paesi, e certamente anche a loro è stata prospettata la possibilità di partecipare alla Falcon Strike in futuro. A questo proposito, il Gen. Goretti ha affermato: “La Falcon Strike è la dimostrazione della nostra crescita professionale nel settore dei velivoli di quinta generazione, è un complesso sistema molto variegato che non coinvolge soltanto gli aerei ma coinvolge tutta una organizzazione anche dal controllo del traffico aereo alla preparazione degli scenari operativi che sono adeguati per quello che sono le esigenze di quinta generazione. L’attenzione di 13 capi di forza armata a quello che noi facciamo qui ad Amendola e in Italia è sicuramente il miglior biglietto da visita per il successo di un’esercitazione come la Falcon Strike“.
Da parte sua, il Gen. Luyt ha affermato che “Nel nostro settore, si gioca tutto nel concetto ‘Day One effectiveness’, cioè quanto possiamo essere efficaci come coalizione nel primo giorno di combattimenti, in un qualunque scenario. Così, quando combattiamo insieme sappiamo ognuno cosa fare, come lavorare insieme senza scollamenti, ed esercitazioni come la Falcon Strike sono di enorme importanza per creare quella efficacia del primo giorno. I nostri equipaggi si conoscono l’un l’altro, possono lavorare assieme in ogni scenario, sapendo anche che con tutta probabilità l’F-35 sarà la punta di lancia di qualunque operazione, oggi e in futuro”. Allo stesso modo la pensa il Comandante dell’USAFE, che ha affermato: “La Falcon Strike offre ai nostri aviatori e alleati opportunità fondamentali per addestrarsi nel modo in cui combattiamo insieme. Qualsiasi opportunità di addestrarsi ed operare come forza di coalizione rafforza l’Alleanza mentre affrontiamo minacce più dinamiche in ambienti altamente contestati”.

L’edizione di quest’anno si è concentrata anche sulla capacità di Cross Servicing, cioè sulla capacità degli specialisti di operare non solo su velivoli F-35 della propria unità, ma anche su quelli delle forze aeree alleate. A questo proposito, il Gen. Hecker ha affermato: “Potrebbe accadere che un F-35 statunitense debba essere dirottato verso una base di una forza aerea alleata e per questo motivo stiamo cercando di rendere il tutto interoperabile in modo che qualsiasi nazione utilizzatrice dell’aereo possa operare su qualsiasi aereo indipendentemente dalla provenienza dell’aereo stesso, rifornendolo, riarmandolo e manutenendolo.
Così si è espresso il Gen. Goretti: “Se devo rischierare dei velivoli in Olanda, e non posso contare su un cross service tra i miei specialisti e quelli olandesi, dovrò rischierare assieme ai velivoli anche un centinaio di persone; ma se noi siamo abituati al Cross Servicing, potrà inviare solo i crew chief. Questo significa che la cellula di rischieramento conterà solo 30-50 persone, mentre tutte le altre cose saranno gestite dagli ospiti. La velocità è un elemento chiave del potere aereo, così quando abbiamo necessità di rischierarci, dobbiamo volare più velocemente e più in fretta, e se c’è del personale già pronto sul posto che ci aspetta, abbiamo solo bisogno di inviare i velivoli, e solo dopo possiamo provvedere a inviare anche del personale di supporto.”
(foto R. Niccoli)




